venerdì 7 settembre 2012

Guardare avanti

Perche' c'e' casa, avanti. Nostra ufficialmente da ieri, e stanotte, matti come siamo, ci dormiamo gia' dentro, un po' come ci viene. Come due bambini troppo avidi di novita' per aspettare.
Perche' ci sono nuovi inizi, piu' avanti. Un lavoro. Nuove sfide.
Perche' c'e' Bebetta, avanti. E quel grande cambiamento che lei rappresenta, che un po' ci spaventa e un po' ci intenerisce gia'.
Perche' ci siamo sempre noi, avanti. Coi nostri sogni, il nostro incedere a testa bassa, con la grinta che ci contraddistingue e le nostre risate a rompere la tensione.

Guardare avanti perche' non sappiamo fare altro. Per scelta, cultura, educazione, e un po' per DNA.

Ma oggi, con tutti i nuovi inizi che abbiamo avanti, fammi dire che uno sguardo lo rivolgo anche indietro. A quei due ragazzini che un 7 settembre di 10 anni fa uscirono per la prima volta a raccontarsi la vita.
Ansiosi di conoscersi meglio, curiosi delle proprie diversita', sorpresi dalle comuni somiglianze. Se avessero guardato avanti, quei due ragazzini, piu' avanti di quanto non fossero abituati a fare, forse avrebbero visto tutto questo. Al di la' del tempo, della distanza, della vita che ci si e' messa di mezzo, forse si sarebbero visti a questo punto. E io, conoscendoli bene entrambi, dico che si sarebbero piaciuti.

"Forse le cose stanno esattamente così: quelli che vale la pena di amare veramente sono quelli che ti rendono estraneo a te stesso. Quelli che riescono a estirparti dal tuo habitat e dal tuo viaggio e ti trapiantano in un altro ecosistema, riuscendo a tenerti in vita in quella giungla che non conosci e dove certamente moriresti se non fosse che loro sono lì e ti insegnano i passi, i gesti e le parole: e tu, contro ogni previsione, sei in grado di ripeterli." (A.B.)

Che bello, Gian, ritrovarci qui.


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